Credevo di averci lavorato!

“Credevo di averci lavorato. Perché questo ritorna?!” Non stiamo tornando indietro, non siamo regrediti, non abbiamo applicato male le indicazioni ricevute, né tanto meno siamo degli incapaci, o non siamo abbastanza volenterosi. A questa domanda che molti si pongono possono esserci due risposte valide, strettamente collegate alla profondità della consapevolezza di sé.

Qualcosa che ritorna, una situazione, una persona, una sensazione, e non sapere cosa fare con questo ‘materiale umano’, in prima istanza può essere dovuto ad un lavoro di consapevolezza da completare:  seppur la persona noti che ci sono situazioni che si ripetono e sofferenze che tornano, non ha ancora preso coscienza dei meccanismi inconsci e degli schemi comportamentali automatici che la conducono verso specifiche situazioni e reazioni sistematiche. Irretimenti familiari, irrisolti nell'infanzia e schemi di auto-sabotaggio, sono solo alcuni spunti su cui si può lavorare attraverso l’uso della propria volontà, con lucidità, andando ad utilizzare i migliori operatori, tecniche e testi nel campo della crescita personale e dell’evoluzione spirituale. In buona sostanza, è possibile che non si conosca ancora il funzionamento dell’apparato psicofisico. Questa conoscenza è importante per creare consapevolezza sulla meccanicità della persona, uno spazio che ci consente di migliorare, di crescere, attraverso l’osservazione di sé e l’attivazione delle buone pratiche (uno stile di vita sano, il pensiero positivo, meditazione e tecniche energetiche, ascolto del messaggio dei sintomi, etc.). Tuttavia alcuni fra di noi, da anni sul sentiero, hanno già chiara la sensazione che il “miglioramento” personale sia diventato un pozzo senza fine. Abbiamo la bocca piena di “lezioni” da apprendere, “specchi” da comprendere, ma alzi la mano chi è esausto di cercare la porta che ci libera dal Samsara. Persino i concetti di illuminazione, risveglio, e simili, iniziano ad andare stretti, perdono il loro potere alchemico di fronte ai continui ‘intoppi’ della personalità e della vita quotidiana. Non c’è nulla di male a sentirsi delusi da un percorso che sembra averci condotto all’isteria più di quando dormivamo sonni profondi. Questo accade perché finalmente ci si trova ad un passaggio fondamentale: scoprire chi siamo veramente. Proprio questi ritorni inaspettati, che sembrano farci sprofondare in una sorta di incubo, sono la porta per compiere questo passaggio di ‘ritorno’ all’Essere. Non siamo i nostri ruoli, non siamo il nostro genere sessuale, non siamo i nostri pensieri, né il nostro passato, né i nostri obiettivi: qualcosa dentro di noi vive a prescindere da tutte le etichette che la mente globale ha voluto darle, vive prima ancora di avere un nome, un cognome, una età, una storia. Ciò non vuol dire che dobbiamo accanirci contro le identità e i meccanismi che ne fanno parte. Possiamo arrenderci all’evidenza, ossia che la macchina, la nostra personalità, la mente automatica, non può divenire l’essere perfetto: è fatta così ed è soggetta alla ciclicità, come qualsiasi cosa proveniente da Madre Natura. Esattamente come accettiamo senza sforzo che dopo che abbiamo bevuto acqua il nostro corpo ha elaborato un liquido che dobbiamo espellere, allo stesso modo siamo chiamati ad accettare che la nostra mente dopo aver assorbito e processato milioni di parole e di vissuti, tiri fuori le scorie. Possiamo essere incavolati su come funziona questo corpo? Ebbene anche la nostra mente ha il suo funzionamento. Quando attraverso validi percorsi e pratiche abbiamo raggiunto una buona consapevolezza di questo funzionamento e, nonostante tutta la buona volontà, qualcosa si ripresenta, che sia un meccanismo, un aggregato psico-emotivo, una situazione, allora siamo finalmente approdati al nocciolo, all’Essenza. Ricordare la Vita che siamo è un passaggio che alcuni di noi compiono grazie al dolore che porta l’identificazione con l’apparato psicofisico. E’ possibile dis-identificarsi solo da qualcosa che si conosce, con la quale finalmente entriamo in relazione piuttosto che in competizione: per questo è stata necessaria, quanto meno per alcuni, tanta preparazione. Attenzione, chi bazzica gli ambiti della ‘spiritualità’ priva di Spirito, prende per nemico il proprio corpo, la materia, la propria mente, la propria storia, i propri doveri, le emozioni ‘negative’, etc.. La Non Dualità autentica non si fonda sulla separazione da ciò che arbitrariamente consideriamo non spirituale, ma anzi abbraccia tutto, tutta la nostra umanità, con immenso amore. Lo “shift” consiste nel cambiare il punto di vista dal quale stiamo guardando, ossia abbandonare quello claustrofobico e limitante della macchina, della persona, dell’apparato psicofisico, mentre al contempo in Presenza ne accogliamo l’esistenza.

Una delle insidie più comuni che rimanda questo ‘momento’ (in tutti i sensi…questo-momento) è quella dell’identificazione con il Ricercatore Spirituale che proprio perché ha compiuto un lungo viaggio di introspezione, quando i soliti meccanismi si riaffacciano, ecco che si dispera: "ho fallito, mi sono addormentato, non me ne libererò mai, quando finirà, devo impegnarmi di più" etc. Occorre sradicare una falsa promessa  che tutti abbiamo comprato: se farai/otterrai questo, allora sarai felice. Questo ricatto é alla radice dell'identità del Ricercatore che abbiamo preso per buona credendo che se ci fossimo impegnati abbastanza un giorno non avremmo più avuto emozioni negative, pensieri distruttivi, situazioni difficili e mai più provato dolore. L’Essere non può essere fabbricato, è la Vita, lo siamo già e ci siamo dentro. Abbiamo iniziato un viaggio verso qualcosa che c’è già solo perché abbiamo creduto all’illusione che ne fossimo separati. Quando non abbiamo più mosse, siamo all’angolo della nostra esistenza, quando nessuna pratica ci viene in soccorso, allora siamo benedetti, siamo 'costretti' ad Essere. E da questa semplicità, da questa Presenza accogliente, da questa Resa, da questo Sì alla Vita, emerge tutta la Forza dello Spirito che ci consente di vedere tutto ciò che viviamo, dentro e fuori, sotto un’altra meravigliosa, spaziosa, prospettiva.

Michela

Info Percorsi www.michelaruffino.com

Michela Ruffino* accompagna le persone in alcune fasi della crescita esistenziale, quando si percepisce urgente la necessità di fare chiarezza, di scoprire le proprie risorse e i talenti, di ritrovare se stessi e di emanciparsi rispetto a schemi ed emozioni ostacolanti la propria relazione con la Vita. Il carisma di Michela risiede nella comunicazione: attraverso l'osservazione dei pensieri che influenzano la nostra realtà e l'accoglienza del potere alchemico delle emozioni, i colloqui con lei mirano al riconoscimento del divino che dimora nel Silenzio, qui ed ora, in ciascuno di noi.    

*Disclaimer. Michela Ruffino è Counsellor, professione della relazione di aiuto disciplinata dalla L. 4/2013. Ella non è psicologa, né psicoterapeuta, né medico generico, né medico psichiatra, pertanto gli incontri di Counselling, quanto i contenuti pubblicati nel web, non hanno finalità terapeutiche, di cura o di diagnosi riservate a tali figure professionali.

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